domenica 23 settembre 2012

Il bello di coordinarsi

Si sa, Como non è una città in fermento. Non lo è da decenni. Sarà il lago che mitiga il clima, sarà che ormai l’unico argomento che sembra toccare il cuore del comasco è quello delle paratie, sarà che l’attenzione verso i giovani e le loro esigenze scarseggia, sarà… che sarà.
Eppure d’occasioni per arrabbiarsi, sdegnarsi, incuriosirsi, attivarsi ne offre tante: Como è una realtà che cambia insieme a tutto il resto, solo che non ce ne accorgiamo.
L’anno scorso, nel freddo e malinconico novembre lacustre, ad esempio, qualcosa è cambiato: Forza Nuova ha riaperto la sua sede; lo ha fatto in Via Milano ( “una scelta – stando alle dichiarazioni di Ferrara – dettata dal destino”,imbarazzante ossimoro), zona che è palcoscenico d’un’altra “occasione” che moltissimi non vogliono cogliere: io quando passo in quella via mi sento piacevolmente straniera nella mia città. Facce, lingue, odori, colori diversi: quella bella diversità che a me fa tanto venir voglia di capire, comprendere, entrare nel merito.
Ma torniamo ai fatti: Como ha una sede di Forza Nuova. Di questo, qualcuno, fortunatamente, si è accorto. Se ne è accorto l’ANPI, vittima da quel momento, di un sempre più crescente numero di attacchi diretti, revisionismi assurdi e schiaffi alla verità storica che sono ormai quotidianità. Se ne è accorto l’ARCI, tra striscioni ridicoli appesi qua e là (l’ultimo nella notte del 10 settembre, replicato davanti a diverse sedi della sinistra comasca – CGIL, Italia-Cuba, Istituto di Storia Contemporanea Perretta e ANPI stesso). Se ne sono accorti collettivi, partiti, associazioni, immigrati e chiunque con almeno un occhio ancora aperto e un pizzico di voglia di cambiare le cose.
Queste realtà, fatte di persone, idee, esperienze, capacità spesso molto diverse, si sono riunite attorno a un tavolo, nel modo più semplice e difficile (il mio ossimoro non è imbarazzante, poi ve lo spiego) che si possa pensare. Da Novembre è nato un “Coordinamento comasco” delle forze antirazziste, antifasciste, comuniste e anarchiche di Como e dintorni, nonché di singoli volenterosi e responsabili, estranei a sigle e partiti.
E’ semplice mettersi seduti e parlare di quel che non va; è difficile parlare per cambiare. Soprattutto se tra le mani si hanno strumenti diversi, sulle labbra parole diverse e istinti d’azione diversi.
Ma, la vicinanza tra persone che hanno un “sentire” comune, uno stesso senso di ingiustizia (e di giustizia), la volontà di vivere in una città che sviluppi una nuova consapevolezza di sé, è un punto di partenza, una  ricchezza  che non deve andare sprecata. Ed è da qui che siamo partiti. Da un sentimento che ci anima in ugual misura.
Anticipo la risposta alle accuse che mi merito dopo certi sentimentalismi:  “la bella diversità” di Via Milano è solo una gentil espressione se non è accompagnata dalla dura consapevolezza che la diversità pone effettivi problemi, soprattutto quando non si attiva un processo virtuoso di comprensione reciproca.  
La mancanza di questo processo, tuttavia, non giustifica né rende tollerabile la reazione di FN che, con la consueta retorica patriottica, afferma (sempre tramite le parole del capo) che bisogna “ripartire da qui, per riprendere la via di Como, ormai chiamata la via araba, per far sentire la nostra presenza a quegli italiani che hanno abbandonato questa via che durante la notte è diventato un luogo pericoloso”. Vi risparmio il proseguio fatto di “noi non siamo fascisti, quella è roba vecchia, noi siamo una forza del terzo millennio che vuole difendere gli italiani”.
Se solo fosse patrimonio comune che “difendersi” da una società che cambia a livello globale è il pensiero più primitivo e vecchio che io riesca a concepire, se solo fosse patrimonio comune l’intuizione che è nella conoscenza, nell’approfondimento, nella capacità di ripensarsi e porre le basi per un cambiamento da costruire con la lotta individuale e collettiva, allora forse … tutti sapremmo ridere di gusto davanti a certe parole.
Il Coordinamento ha deciso negli ultimi mesi di ampliare il proprio raggio d’azione, e anzi di concentrare le proprie energie su problematiche culturali, sociali, economiche e dunque politiche: l’8 settembre si è tenuto a Porta Torre un presidio circa il Forum Ambrosetti, emblema dell’assenza di democrazia reale, personificazione di giochi di potere, e occasione per radicare l’ingiustizia sociale del nostro sistema. Presto un presidio, fissato per il 25 settembre in Piazza Duomo, sulle vittime di Stato. Il Coordinamento intende cogliere ogni occasione per sensibilizzare la città su tematiche e nodi non sufficientemente conosciuti e sviscerati.
A rigor di correttezza: FN si è dissociata da molti degli attacchi diretti alle varie associazioni citate, lo ha fatto anche in occasione della recentissima sfilata di manifesti del 10 settembre. E’ però, a mio parere, fatto certo che la riapertura d’una sede di estrema destra a Como, nella sua ufficialità, abbia legittimato e privato d’ogni pudore le azioni dei simpatizzanti, riattivando così un contorno ben più vasto; ed è rispetto a questo humus d’inciviltà che il Coordinamento ritiene di poter proporre risposte, ipotesi e domande che stimolino un risveglio sociale. Un risveglio mai avvenuto davanti ad altre manifestazioni vergognose, mai mancate in questa nostra città, come la concessione di Piazza Cavour per l’annuale mostra sulle foibe organizzata da Militia.
Perché Como non si infetti ulteriormente, perché il virus dell’ignoranza non si mischi al battere dell’intolleranza, della sfiducia e del disfattismo, l’azione coordinata di chi ha in mente un’umanità migliore va nutrita e sostenuta.



Juls

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