lunedì 24 settembre 2012

Carbosulcis e Alcoa. Le proteste operaie




È da fine agosto che assistiamo alla rabbia, alle proteste degli operai e dei minatori, in seguito alle notizie della possibile chiusura della Carbosulcis e dell'Alcoa.



Abbiamo visto i minatori barricarsi in miniera, a 400 metri di profondità con ingenti quantità di esplosivo custodito da loro.
Un minatore, facente parte della Rsu, tagliarsi un polso davanti alle telecamere nel corso di un intervista.

Ora i minatori possono tirare un sospiro di sollievo dopo l'annuncio che la miniera del CarboSulcis non chiuderà il 31 dicembre. L’annuncio è arrivato dopo un incontro, avvenuto a fine agosto, al ministero tra il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, il presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellacci, il presidente della Provincia Carbonia-Iglesias, Salvatore Cherchi e il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti. All’incontro si è anche deciso di rivedere il progetto carbone pulito per aggiornarlo e renderlo compatibile con le migliori tecnologie ed economicamente sostenibile.

Gli operai dell'Alcoa con dei sindacalisti continuare la loro lotta con varie forme di protesta: in 500 a Roma davanti al ministero dello sviluppo economico facendo sentire tutta la loro rabbia; poi in 350 bloccare il traghetto Tirrenia per la Sardegna.
Stare a 70 metri di altezza su un silos con uno striscione con scritto “disposti a tutto”. Incatenarsi davanti ai cancelli dello stabilimento sardo... ottenendo, non come speravano, solo il rallentamento del processo di spegnimento delle celle, invece dell'interruzione.
Insomma non è andata altrettanto bene ai lavoratori dell'Alcoa, visto che lo stabilimento sarà abbandonato dal gruppo Usa dell'alluminio a fine anno.

Oggi per gli operai dell'Alcoa forse c'è qualche speranza, anche se è ancora tutto prematuro. Già due aziende svizzere, la Glencore e la Klesch, sarebbero interessate allo stabilimento. Claudio De Vincenti, sottosegretario allo Sviluppo economico, avrebbe già chiarito con i dirigenti della Glencore alcune condizioni, come il costo dell'energia. Sembra che questi chiarimenti siano stati colti positivamente da Glencore.
Si sarebbero aggiunte altre due aziende, di una certa importanza. Una società torinese che offre la possibilità di utilizzo di un nuovo strumento energetico. E l'altro sarebbe un gruppo cinese.

Alcoa è l'azienda che consuma più elettricità in Italia. Questo dato ha fatto sì che i proprietari abbiano potuto usufruire per anni di incentivi sull'acquisto di energia.
Alcoa, dicono gli operai che lottano per il loro posto di lavoro, è anche un'azienda profittevole. Forse non abbastanza per chi vede in altri "lidi" maggiori guadagni di quanti è ora in grado di fare, nel nostro Paese, in un periodo di crisi. Se dovesse chiudere rischierebbe di bloccarsi l'intera filiera dell'alluminio presente in Sardegna, con ulteriori licenziamenti.

La Sardegna è in tensione per il rischio di perdita di molti posti di lavoro, in una terra in cui trovarne un altro diventa un'impresa sempre più ardua tanto da intravedere di nuovo lo spettro dell'emigrazione di massa all'estero.

Ora c'è solo da sperare che tutto vada per il meglio, per tutti quegli operai che ogni giorno tengono duro per non perdere il loro posto di lavoro, nonostante la crisi, nonostante persone più in alto che non guardano in faccia a niente e nessuno quando ci sono in mezzo gli interessi e i soldi.

La loro lotta continua come il nostro sostegno nei loro confronti, ognuno ha il diritto di lavorare.

Mirko Serpa

Nessun commento:

Posta un commento