sabato 10 marzo 2012

La memoria ci rende liberi

"Nessun uomo può avere nella mente una concezione del futuro, poiché il futuro ancora non è. Ma dalla nostra concezione del passato noi creiamo un futuro”. Thomas Hobbes (filosofo britannico, della prima metà del Seicento)

Sono trascorsi più di sessant’anni da che l’Italia ha faticosamente riconquistato la sua libertà. La libertà di un popolo che subì le repressioni di due dittature invalidanti: Il nazismo e il fascismo. La storiografia ci riporta ad analizzare obiettivamente, e soprattutto a prendere attentamente in considerazione ciò che accadde, durante gli anni delle due guerre mondiali. Furono, come la memoria storica insegna, anni estremamente difficili. Nella fattispecie in Italia,dove grazie all’azione partigiana, e di conseguenza al fenomeno della Resistenza, si riuscì a mettere fine ad un lungo periodo di soprusi e ingiustizie compiute da un governo di pochi, dando così finalmente vita ad una democrazia. Dove, il benessere non era più indirizzato ad un’èlite, ma ad un’intera popolazione, dove Tutti, indipendentemente dal ceto sociale di provenienza potevano godere di diritti che durante la repressione furono largamente sottratti, fino al punto di strumentalizzare, a favore della dittatura, addirittura la libertà di poter esprimere pubblicamente il proprio pensiero. In sostanza, venne impedito al popolo italiano di poter pensare. Pensare ed esprimere il proprio pensiero liberamente. Cosa c’è di più denigrante e avvilente per un uomo, se non il divieto di  poter incondizionatamente comunicare il suo pensiero?!  Ebbene, giusto per amor di cronaca, voglio ricordare che il tanto ostentato regime fascista, capitanato da Benito Mussolini, arrivò persino a fare questo. Chiaramente, non vi tedierò riepilogando fatti altrettanto peggiori, come gli stermini di massa, i bombardamenti, la promulgazione delle leggi razziali, ecc. Il mio vuole essere un incipit alla riflessione rispetto a quello che fortunatamente il Secondo Risorgimento è riuscito ad abbattere, cioè una forza che avrebbe condotto la popolazione italiana ad assumere le caratteristiche dell’automa,  stordito a tal punto da non poter prendere decisioni autonomamente se non precedentemente assoggettato e irretito da un’ ideologia radicata sullo sfruttamento del più debole  a favore del più forte. Quello che dovrebbe stupire, a questo punto, è che a seguito di questo alienante periodo storico, ci sono ancora persone che osannano l’esponente, per eccellenza, della disfatta del popolo italiano, tanto da erigere in suo onore una lapide nel luogo (Giulino di Mezzegra) dove avvenne la sua fine.  Storicamente conosciuta, in tutto il mondo, con il nome di Liberazione. Ciò, a parer mio, è avvenuto a causa del venir meno della cosiddetta coscienza storica che può essere individuale, quando deriva dalla ricerca, dall'apprendimento e dalla divulgazione, o collettiva, che deriva dalle capacità del sistema scolastico e dei mass media di veicolare l’informazione nel modo più obiettivo possibile.  Le domande, giunti a questa conclusione, sorgono più che spontaneamente: Secondo voi, quanto è importante avere quindi una coscienza storica, avere memoria del passato, conoscere e ricordare fatti e misfatti che, in un modo o nell’altro, hanno identificato un’epoca e di cui ancora oggi sono percepibili le conseguenze?


Laura Critelli  

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